A Emilio (Trittico)
01: Acrilico, object trouvè – Collage su tavola, 23 x 25 cm, 2010
02: Acrilico, object trouvè – Collage su tavola, 29 x 23 cm, 2010
03; Acrilico, object trouvè – Collage su tavola, 28 x 23 cm, 2010
Le tre opere, elaborate in momenti ravvicinatissimi, possono essere considerate un tentativo di superare l’ansia di un tempo esistenziale drammatico attraverso il tempo dell’elaborazione artistica. Infatti tutti e tre i collage sono stati elaborati dall’artista tra il Marzo e l’Aprile del 2010, periodo nel quale suo padre Emilio, molto malato, era ricoverato nel reparto di rianimazione di un ospedale, in gravissime condizioni.
L’angoscia per il rischio della possibile perdita si trasforma, quindi, in tale circostanza, nel presagio di quanto inevitabilmente poi accadrà, e il comporre l’opera nel tentativo di esorcizzare l’annientamento di quel sentore di morte, che si condensa, come luogo dell’apparire delle immagini, sul nero dei fondi. Infatti tutte e tre le realizzazioni presentano gli elementi costitutivi del collage ammassati su quel nero cupo del fondo senza alcuna griglia compositiva che ne trasfiguri il valore oggettuale. Ed anzi questo incombere del loro realismo d’esser cose appena sottratte alla vita che avevano, li rende fisicamente “pesanti”, come non erano mai stati gli oggetti inseriti in precedenti opere, nelle quali la struttura compositiva assottigliavano la loro sostanza reale nel valore formale assunto dalle cose nell’ordine della composizione.
Il contrasto tra la presenza ingombrante di questi oggetti variopinti e il fondo nero che li accoglie, non solo fa assumere alle opere una tensione drammatica nuova nella produzione di questa artista, ma chiarisce come la loro ragion d’essere risieda nel tentativo di sconfiggere l’immateriale incombere di quel nero, proprio mediante il potente realismo di queste cose.
Quasi che il tempo dell’attesa, durante la malattia del padre, occupato inevitabilmente dal pensiero della morte, dovesse essere contrastato dall’azione costruttiva dell’arte, capace di neutralizzarne il potere d’annientamento. Riempire il vuoto di quel nero di fondo con le molte cose trovate nel mondo può essere interpretato, perciò, in un procedimento artistico di questo tipo, anche come riempire lo spazio del silenzio interiore, che l’angoscia produce, con il rumore delle immagini di pensieri rigeneranti. Infatti tutti gli oggetti dell’opera, oltre che essere oggetti del mondo, sono anche oggetti del pensiero, sia di quello che ricorda le circostanze del loro uso o del loro ritrovamento, che di quello tramite il quale diventano dono per il padre. Oggetti che vogliono esorcizzare la morte, ma anche oggetti che vogliono rendere la morte meno dura a chi sta morendo.
Quasi come ghirlande di fiori od offerte votive, le cose del mondo di Edvige in queste opere riempiono quindi il nero di un pensiero di morte non ancora avvenuta. Senza pretendere di sconfiggere il dolore che esso provoca, ma facendosi esse stesse la forma severa e cupa di un’elaborazione del dolore, che trasforma quel pensiero luttuoso nel pensiero d’amore che compare nei titoli.
Così, di nuovo, il tempo della vita e il tempo del farsi dell’opera tornano ad intrecciarsi, anche se, in questo caso, il tempo della vita non è l’attimo del riconoscimento della sua intensa pienezza, ma quello del presagio di una fine, nella quale l’artista sente il rischio di rimanere impigliata con una parte di sé. Ed è questa sua parte dolente e spaventata che ammassa gli oggetti della sua vita come una barricata leggera e potente dietro la quale nascondersi. Perché sa che, per non perdersi, deve mettere in atto il rituale dell’arte, osservandone tutti i procedimenti con lo stesso impegno con il quale, altri, ripeterebbero le parole di una preghiera conosciuta, per trovarvi analogo rifugio.
The three works, elaborated ravvicinatissimi moments can be considered as an attempt to overcome the anxiety of the past through the existential drama of artistic time . In fact, all three collages were drawn by the artist between March and April of 2010, during which time his father Emilio, very ill, was hospitalized in the intensive care unit of a hospital in critical condition.
The anxiety about the risk of possible loss becomes, therefore, in such circumstances, the omen of what inevitably will happen then, and composing the opera in an attempt to exorcise the annihilation of the smell of death, which condenses as place of appearance of the images, the black of the funds.
In fact, all three projects are the constituent elements of collage piled on the black background of the dark without any compositional grid that will transfigure the value object. And this indeed lie in the realism of their things being stolen as soon as the life they had, making them physically “heavy”, as they had never been inserted objects in previous works, in which the compositional structure of thinned their real substance in the value of formal taken by the things in the order of composition .
The contrast between the presence of these bulky objects colorful and black that receives them, not only does it take to work a new dramatic tension in the production of this artist , but clarifies how their raison d’être lies in an attempt to defeat the immaterial that looming black, just by the powerful realism of these things.
Almost that time of waiting, during her father’s illness, inevitably occupied by the thought of death, had to be countered by the action constructive art, able to neutralize the power of annihilation. Fill the emptiness of the black background with a lot of things are in the world can be interpreted, therefore, in an artistic process of this kind, how to fill the space of inner silence, which produces anxiety, with the noise of the images of regenerating thoughts. In fact, all objects of the work, as well as being objects of the world, are also objects of thought, and of that which recalls the circumstances of its use or of their discovery, that of the one through which they become a gift for his father. Objects that want to exorcise death, but also items that they want to make the death less harsh to those who are dying.
Almost like garlands of flowers or votive offerings, the things of the world Hedwig in these works, so the black fill of a thought of death has not yet occurred. Without attempting to defeat the pain it causes, but making themselves the severe form and gloomy processing of pain, which turns that thought in mournful thought of love that appears in the credits .
So, again, the time of life and the time of the creation of the work once again intertwined, even if, in this case, the time of life is not the moment of recognition of his intense fullness, but that ‘s a harbinger of end, in which the artist feels the risk of getting caught with a part of himself. And it is this part of painful and frightened masses that the objects of his life as a lightweight and powerful barricade behind which to hide. Because he knows that in order to not get lost, must implement the ritual art, observing all the proceedings with the same intensity with which others would repeat the words of a prayer known, to find similar shelter.
Licia Sdruscia
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